Il Sound Design è una delle parti fondamentali nella produzione di un brano.
Il Sound Designer sa dare forma a melodia, armonia e sezione ritmica. Mettendo il sound design in relazione al mixing e al mastering possiamo dire che possono valorizzare un brano che ha già un buon sound design.
Se invece partiamo da un brano con un sound design scadente, possiamo passare ore e ore a cercare il mix perfetto, ma il problema che deve essere risolto, come nella maggior parte dei casi, è a monte, non a valle.
Per aiutarti a risolvere il problema a monte nel sound design ti do alcuni suggerimenti che ritengo fondamentali per diventare un buon Sound Designer.
1. I preset sono la partenza, non il punto di arrivo
Basare tutte le tue produzioni sui preset è molto limitante rispetto alle potenzialità che hanno i synth e i campionatori. Allo stesso tempo, partire creando un suono da zero può risultare molto difficile.
Quindi una strategia, che consiglio per imparare a diventare sound designer, è quella di partire da un preset che ti piace nel tuo synth, e poi modificarlo per migliorarlo e renderlo più vicino al tuo gusto.
Puoi partire sia dai preset che che hai ricevuto comprando il synth, sia da quelli acquistati da terze parti come:
2. La fisica acustica è alla base del sound design
È forse l’argomento più ostico da studiare e che tendiamo a procrastinare. Tuttavia la fisica acustica è una delle parti più importanti per creare le fondamenta della nostra esperienza come sound designer.
Non è necessario diventare dei campioni di fisica acustica per essere dei buoni sound designer, per noi è sufficiente avere una idea chiara su alcuni argomenti che sono: la frequenza, l’ampiezza, le forme d’onda, la frequenza fondamentale e i suoi armonici, la fase e la cancellazione di fase.
Conoscendo questi argomenti possiamo muoverci più consapevolmente tra la sintesi, il campionamento, il mixing, il mastering e più in generale nella produzione musicale.
3. I synth sono tutti diversi, ma i tipi di sintesi sono pochi, e i loro moduli sono molto simili
3.1 I paradigmi della sintesi sonora
Quando ho iniziato a produrre musica, ogni volta che aprivo un synth nuovo, sembrava di essere catapultato su un pianeta extraterrestre. Poi col tempo, studiando le tecniche di sound design, ho capito che esistono alcuni paradigmi di sintesi sonora e una serie di moduli di elaborazione del suono che sono ricorrenti in tutti i synth, ma sono presentati da ogni azienda con un vestito diverso.
I tipi di sintesi che hanno avuto più successo sono tendenzialmente 4:
- Sintesi Additiva
- Sintesi Sottrattiva
- Sintesi FM
- Sintesi Wavetable
1. Sintesi Additiva
La sintesi additiva si basa sulla somma di vari oscillatori, ognuno dei quali è responsabile della creazione di un armonico. Due esempi pratici di strumenti basati sulla sintesi additiva sono gli organi usati nelle chiese e l’Hammond.
Questo tipo di sintesi, tuttavia, è dispendioso nella sua realizzazione proprio perché necessita di un oscillatore per ogni armonico. In altri paradigmi di sintesi, come ad esempio quella sottrattiva, è sufficiente un oscillatore per creare delle onde complesse ricche di armonici. Il plugin Serum della Xfer Records è dotato anche di una sezione di sintesi additiva.
2. Sintesi Sottrattiva
Per la sintesi sottrattiva si parte da un’onda ricca di armonici (come ad esempio il rumore bianco) e in modo selettivo vengono filtrati solamente gli armonici che desideriamo.
Un esempio di synth a sintesi sottrattiva è Sylenth1 della Lennar Digital.
3. Sintesi FM (a modulazione di frequenza)
E’ il più complesso di quelli che ho presentato. Nella sintesi FM, il timbro di una forma d’onda semplice, viene modificato modulando la sua frequenza con una frequenza di modulazione, ottenendo una forma d’onda più complessa e un tono con un suono differente. Per la sua complessità è un tipo di sintesi che è meglio imparare vedendola fare da un’altra persona, oppure sperimentando tramite la tecnica del learning by doing.
Un esempio di synth storico basato sulla sintesi FM è il DX7 della Yamaha, invece un esempio di VST moderno è l’FM8 della Native Instruments.
4. Sintesi Wavetable
La sintesi wavetable si basa sulla ripetizione periodica di una onda che è stata memorizzata precedentemente, in una wave table, cioè una tabella di onde. I migliori synth wavetable attualmente in commercio sono Serum della Xfer Records e Massive della Native Instruments.
3.2 I moduli di elaborazione del suono
Una volta che abbiamo generato un’onda con un tipo di sintesi sonora, possiamo elaborarli con i vari moduli che troviamo nel nostro synth. I principali sono:
ADSR Envelope (Inviluppo ADSR)
E’ il controllo di un parametro, ad esempio il volume del synth, a partire dai quattro parametri che sono Attack (Attacco), Decay (Decadimento), Sustain (Sostegno) e Release (Rilascio). Questi quattro parametri vengono a loro volta controllati dai comandi Midi “Note ON” e “Note OFF” che sono banalmente il momento nel quale si preme un tasto e quando lo si rilascia. Parallelamente il concetto di acceso e spento viene rappresentato dall’inizio e dalla fine delle nostre note Midi nel software di produzione musicale.
LFO (Low Frequency Oscillator, Oscillatore a bassa frequenza)
Sfrutta le oscillazioni sotto i 20Hz, quindi non udibili alle nostre orecchie, per controllare uno dei parametri del synth.
Matrix (Matrice)
Permette di fare una mappatura, in modo tale che alcuni parametri possano controllarne degli altri. Ad esempio possiamo mappare la modulation wheel, affinché controlli la manopola del cutoff del filtro.
4. Tutte le tecniche possono avere un effetto correttivo oppure creativo
Per questo argomento penso che il miglior esempio sia Autotune della Antares, anche se si distacca leggermente dal concetto di sintesi. Se usato in modo moderato su un cantato già piuttosto preciso, ha la funzione correttiva per ottenere un cantato ideale piacevole all’ascolto. Se invece usiamo l’Autotune in modo molto forte su una voce piuttosto stonata in partenza, avremo un risultato particolare.
Il sound che si ottiene è quello che è stato lanciato nella musica pop nel 1998 nel brano Believe di Cher e che viene usato nella maggior parte delle produzioni Trap attuali. Ecco l’effetto a confronto:
Cher – Believe (1998)
Travis Scott – Can’t Say (2019)
Come sound designer, ti consiglio di provare due approcci quando ti trovi di fronte alla realizzazione di un suono:
- approccio correttivo per renderlo più piacevole all’ascolto;
- approccio creativo per stravolgerlo e renderlo unico.
5. Impara le tecniche del layering
Sintetizzare i nostri suoni solo con un’onda semplice, come una forma d’onda sinusoidale, una saw tooth (dente di sega) o una quadrata, è un approccio tendenzialmente pionieristico. È una tecnica che usavano i primi produttori musicali che introducevano i synth nelle loro produzioni.
Durante l’evoluzione della musica elettronica (e non) abbiamo assistito ad una progressiva semplificazione degli accordi e delle melodie. Dall’altra parte abbiamo visto il sound design diventare sempre più raffinato. Infatti i suoni dei brani più famosi hanno quello che viene chiamato Signature Sound (cioè suono firmato) che li rende riconoscibili come brani unici. Questo si ottiene sovrapponendo più suoni diversi tra loro uno sopra l’altro, che fanno le stesse note e la stessa ritmica, dando l’illusione all’ascoltatore di avere un solo suono.
Questa tecnica si chiama Layering, e non ha delle vere e proprie regole (o per lo meno non ancora). Quello che posso consigliarti, basandomi sulla mia esperienza di sound designer, è quello di sovrapporre suoni molto diversi tra loro e che hanno delle funzioni diverse. Ad esempio, puoi sovrapporre un suono di tipo Pluck, con un suono con una dinamica più Piatta, in modo che il pluck abbia la funzione di Punta e il secondo suono abbia la funzione di Corpo.
Un componente specifico di Ableton Live che ci aiuta nel layering è quello dell’instrument rack. Questa funzione ci permette di assegnare una sola traccia MIDI a più Virtual Instruments. Nell’esempio che ti mostro ho assegnato la traccia MIDI gialla a due VST contemporaneamente: Sylenth1 e Spire. Alla fine dell’instrument rack ho inserito un compressore, per unire meglio i due suoni e rendere meglio l’idea dell’illusione di un unico suono, partendo invece da due suoni distinti.
Queste tecniche (e molte altre) sono spiegate in modo dettagliato nel corso Advanced Sound Design.
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